Tutela ambientale e porti, la spinta inizia da Singapore

Un Centro Globale per la sostenibilità… una grande idea che non è più un’utopia: l’iniziativa prende il via da Singapore, per la precisione dal Porto di Singapore che si candida di fatto a divenire uno dei centri nevralgici per la tutela ambientale proprio in ambito portuale, un tema che già a più riprese abbiamo trattato sul blog Buonefra, azienda da anni attenta agli sviluppi in tal senso. Il centro, che come detto tratterà da vicino il fattore sostenibilità-porto, avrà il nome di Centro Globale per la Decarbonizzazione Marittima (GCMD),ed è stato sostenuto dalla Maritime and Port Authority  (MPA) e da altri sei partner fondatori (BHP, BW Group, Eastern Pacific Shipping, Foundation Det Norske Veritas, Ocean Network Express e Sembcorp Marine).

Quali sono gli obiettivi del GCMD?

Il fine primario dell’iniziativa è quello di favorire in maniera concreta e costante la transizione energetica del settore marittimo in toto, andando a stilare piani e programmi su misura per la riduzione delle emissioni di Gas Serra, implementando un massiccio percorso di decarbonizzazione. La base economica poggerà su una dotazione di 120 milioni di dollari e le operazioni del GCMD partiranno già nell’immediato futuro, andando a coinvolgere anche l’Occidente di concerto con i programmi dell’Unione Europea in ambito di sostenibilità.

Cultura e sostenibilità al comando

Nel pieno rispetto di quella che è la Vision dell’organizzazione, anche le menti al comando ne incarnano a pieno i valori: Lynn Loo, attualmente direttore dell’Andlinger Center for Energy and the Environment presso la Princeton University, vestirà i panni dell’Amministratore Delegato, mentre Andreas Sohmen-Pao, leader di BW Group e della Singapore Maritime Foundation, vestirà i panni di presidente post nomina del consiglio di amministrazione di GCMD. Dopo la svolta green della Cina che ha annunciato di aver intrapreso il viaggio verso la neutralità climatica (ne abbiamo parlato qui), una nuova spinta da Oriente arriva dunque da Singapore, a testimonianza della ferma volontà di cavalcare sul serio il tema della transizione ambientale, da oriente ad occidente, anche nel settore portuale, una delle principali branche dell’economia non solo italiana, ma mondiale.