Rischio concreto di paralisi portuale per il commercio marittimo oceanico

La chimera della paralisi dei porti australiani rischia di diventare una realtà da affrontare in maniera immediata: il commercio portuale in Australia è infatti minacciato da una serie di ingenti scioperi proclamati dalla Maritime Union of Australia.
Il motivo? In ballo c’è il contratto di lavoro, e con gli scioperi si ha l’obiettivo di sollecitare la società terminalista Patrick Terminals ad un rinnovo atteso ormai da oltre un anno e mezzo.
La situazione è estremamente grave: quasi la metà del traffico commerciale marittimo australiano passa necessariamente dalla Patrick Terminals con i porti di Sydney, Melbourne, Brisbane e Fremantle a dominare la scena.

Gli sviluppi

Lo sciopero è in realtà già partito, e la vertenza sindacale in atto non lascia presagire nulla di buono in termini di tempistiche, per quanto la Patrick Terminals pare viaggi nella direzione delle richieste avanzate dagli operai ai sindacati: la vertenza, in ogni caso, riguarderebbe, oltre che i salari ed i rinnovi, anche le condizioni di sicurezza estremamente precarie a cui sono sottoposti i lavoratori della società terminalista.
Sono stati centinaia gli operai che lo scorso fine settimana hanno scioperato per 48 ore.
Inoltre, per tutto il mese di ottobre, a Melbourne, ogni lunedì, mercoledì e venerdì ci sarà uno sciopero di 12 ore.
Le conseguenze di questa massiccia presa di posizione rischiano di essere davvero devastanti; vediamole insieme.

Le conseguenze

Partiamo dal presupposto che la situazione è già di per sé una situazione compromessa e farraginosa a causa dell’emergenza sanitaria in atto che preclude una serie di azioni e che ha messo in ginocchio moltissime aziende australiane. Il disagio derivato dunque dall’azione combinata dei problemi logistici connessi proprio con l’emergenza Covid, in aggiunta all’esplosione degli acquisti online (e relative consegne a domicilio) potrebbe peggiorare ulteriormente con l’aggiungersi dello sciopero che i portuali minacciano di portare avanti addirittura fino al periodo natalizio.
Potrebbero esserci dunque ritardi enormi nella consegna di prodotti come giocattoli, mobili, elettronica e materiale da costruzione, con conseguenze devastanti per l’economia e con un probabile cospicuo innalzamento dei prezzi dei prodotti.
La soluzione? Risolvere la situazione di stallo e tumulto il prima possibile, oppure correre all’acquisto di merci fondamentali per i prossimi mesi per evitare un ulteriore collasso economico in Australia.
Continuate a seguire il blog Buonefra, nelle prossime settimane seguiremo gli sviluppi e vi terremo aggiornati sul caso australiano e su ciò che accade nel panorama portuale in Italia e nel mondo.