Rincari, noleggi e bracci di ferro: cosa sta accadendo al mondo portuale

E’ un fenomeno degli ultimi mesi quello che vede il moltiplicarsi di caricatori e spedizionieri che scelgono di noleggiare le navi per il trasporto merce. Un fenomeno singolare che trova però diverse spiegazioni: prima fra tutte il rincaro dei noli, seguito dalla esigua capacità di stiva presente sul mercato logistico. Questi fattori, accompagnati da una serie di disservizi direttamente conseguenti, ha portato in America diverse catene di supermercati a preferire il noleggio navi per consegnare merce a negozi ed aziende.

I costi

In questo momento i costi di trasporto ad esempio di un container da quaranta piedi, possono superare anche i 20.000 dollari sulla tratta transpacifica. Noleggiare direttamente una nave diventa di fatto – come sottolineato da Lloyds List, autorevole quotidiano della logistica portuale statunitense – un affare vantaggioso. In buona sostanza andare in mare con una propria nave da 2.500 TEU per un viaggio andata e ritorno di 45 giorni Shangai-USA costerebbe circa 100.000 dollari al giorno, quindi 4,5 milioni di euro. Il costo dei liner per trasportare 2500 TEU al prezzo di 10.000 dollari l’uno ammonterebbe a circa 25 milioni di dollari, un distacco abissale.

Perché solo una piccola parte procede in questo modo?

Le ragioni sono molteplici. Vediamole insieme:

  • un’impennata dei noleggi di navi per contenere i costi avrebbe di fatto l’effetto contrario, con un aumento vertiginoso della spesa a causa della scarsa disponibilità di navi da noleggiare;
  • gli operatori, specie quelli più piccoli, non hanno una preparazione sufficiente a scendere in mare per portare avanti un’operazione di trasporto marittimo così complessa che risulterebbe sostanzialmente proibitiva in termini di know-how, forza lavoro e gestione;
  • il terzo motivo è legato agli equilibri, perché fare la guerra ai grandi armatori non rappresenta una scelta saggia. Le reazioni dei liner alle azioni di questo tipo non sono state per nulla positive, e hanno rischiato di lasciare strascichi anche importanti.

La situazione è però diversa quando si parla di grandi multinazionali con miliardi di fatturato. In questi casi, come accaduto negli Usa, il braccio di ferro con i liner a queste condizioni è destinato a perdurare, non escludendo addirittura un ingresso diretto nel mercato marittimo dell’Amazon di turno, uno dei tanti giganti che paga questa situazione e che è al tempo stesso pronto ad investire in opportunità di business.