Volano i porti italiani nel 2022

La situazione di incertezza totale in cui versa gran parte del comparto industriale italiano ed europeo a causa della guerra in Ucraina e della crisi energetica, non intacca un trend estremamente positivo, quello dei porti italiani che, ormai da diversi anni fungono da traino vero e proprio per interi territori.
In questo caso, nella fattispecie, gli scali italiani fanno registrare un trend addirittura superiore ai giganti del Mediterraneo e del Nord Europa: i volumi, infatti, come riportato da Fedespedi, risultano in crescita importante per quello che riguarda la prima parte del 2022.
Vediamo insieme, nello specifico, di cosa si tratta…

L'Italia cresce più dell'Europa

Andando ad analizzare i trasporti marittimi di tutto il mondo, dall’analisi osserviamo che nei primi 8 mesi dell’anno c’è stato un calo dell’1,6% del traffico container, con una proiezione che, a tutto il 2022, dovrebbe vedere una flessione attorno all’1,5%, mentre al tempo stesso si nota un miglioramento delle affidabilità dei servizi e un calo dei noli.
Nel nostro Paese, nel primo semestre, i porti hanno fatto registrare una crescita media del 7% per quello che riguarda il traffico container, con un salto da 5,54 a 5,93 milioni di Teu, con i grandi porti del nord che si sono ovviamente dimostrati dominanti in tal senso.
Un dato molto importante per l’Italia, soprattutto se confrontato – come detto – con altri grandi porti del Mediterraneo e del Nord Europa: a livello continentale le flessioni più imponenti si sono viste a Valencia (-6,2%), Pireo CT (-9,6%) e Mersin (-5,1%), con i giganti nord europei che, con 22,7 milioni di Teu, perdono il 3,8%, comportato in grandissima parte dal drastico calo dei traffici sulle rotte Cina e Russia.

Una crescita su cui investire

La crescita del traffico merci non riguarda tuttavia solo le rotte marittime: a crescere sono anche le rotte aeree, con un +3,7% rispetto al 2021 che dimostra ancora una volta come la logistica si caratterizzi in quanto assoluto punto di riferimento del Paese, capace di far fronte prima alla crisi pandemica, durata oltre due anni e ancora non assorbita del tutto, poi alla crisi energetica in concomitanza con lo scoppio del conflitto in Ucraina, che ha ridisegnato, come abbiamo visto sopra, anche la geografia della logistica stessa, con piani d’azione ridisegnati e strategie profondamente diverse rispetto a qualche anno fa.
La flessione naturale che avverrà nei prossimi mesi non deve scoraggiare un settore che necessita di ulteriore spinta anche con il PNRR, una risorsa da sfruttare per incrementare le infrastrutture e puntare a uno sviluppo costante che perduri negli anni.

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