Dalla crisi bisogna cogliere l’opportunità, un assunto ormai diventato vero e proprio dictat per tutti i settori che hanno subito forti flessioni in termini economici a seguito dell’emergenza Covid-19.

Una situazione di contingenza che ha fatto sì che emergessero tutte le lacune del nostro Paese nell’ambito della digitalizzazione, mettendo letteralmente in ginocchio le aziende che non avrebbero mai pensato di dover fronteggiare una crisi di simile portata.

Ma cosa sarebbe accaduto se le aziende avessero investito prima nell’evoluzione e nelle innovazioni offerte dall’era digitale? Sicuramente i problemi sarebbero stati di portata più limitata; d’altra parte appare complicato rivoluzionare il modus operandi aziendale quando il vento tira forte dalla parte giusta.

L'emergenza trasforma l'Italia in un Paese Digital First

Il fenomeno della digitalizzazione forzata

Analizziamo quindi il fenomeno della “digitalizzazione forzata” come una sorta di “effetto collaterale” positivo della pandemia, che ha permesso a determinati settori di fare un triplo balzo in avanti nell’ambito dell’innovazione. Tra questi c’è sicuramente quello della logistica, sempre restio all’innovarsi poiché ancorato a determinate logiche di settore che non hanno mai permesso, fino ad ora, una crescita determinata da interventi digitali.

L’emergenza sanitaria ha di fatto segnato una vera e propria svolta 4.0 della logistica con la sua digitalizzazione.

Mai come ora infatti, le imprese del comparto logistico hanno riflettuto sulla necessità di investire ed hanno agito nell’ottica delle nuove tecnologie per una gestione end-to-end dei processi.
Un valore aggiunto per l’offerta di servizi sempre più integrati, sincronizzati e ottimizzati, ma anche una soluzione per la sicurezza sui luoghi di lavoro, altro annoso aspetto che caratterizza in negativo un settore che, al netto di questo, rappresenta uno dei comparti più produttivi della nostra nazione.

L'avvento della Logistica 4.0

Covid Transformation

L’innovazione digitale ha caratterizzato dunque la “Fase 2” della logistica, con la digitalizzazione dei documenti di trasporto, con magazzini sempre più automatizzati, e con lacondivisione dei dati e pianificazione dei mezzi in cloud; qualcosa di impensabile e lontano se si pensa al 2019.

Un vero e proprio boom dei progetti di digitalizzazione della logistica e dei trasporti: al centro lo Smart Working, destinato a diventare una abitudine anche in questo settore.

A cornice dello Smart Working chiaramente tutte le iniziative volte alla gestione digitale della raccolta di documenti di lavoro, oltre che, come detto, di automatizzazione di magazzino e di robotizzazione, ridisegnando per certi aspetti quelli che erano stati fino ad ora i compiti di un normale lavoratore “umano” della logistica.

Proprio le risorse umane infatti hanno subito un pesante cambiamento nelle modalità di lavoro, con una formazione specifica votata all’ottimizzazione dei tempi, delle modalità e delle percentuali di rischio fisico e mentale.

A tal proposito, nella “Fase 2” della logistica è cresciuta proprio la domanda di nuove competenze, dettata dall’innovazione digitale, ovvero dall’automatizzazione dei processi, dall’acquisizione dei dati e dall’intelligenza artificiale. Anche questo fattore sarebbe stato impensabile solo pochi mesi fa, con un settore lontano anni-luce da tematiche di questa natura.

Nuove menti per una nuova era

Formare le professionalità del futuro

Un salto in avanti che ha dato spazio a nuove “menti” in grado di portare un reale valore aggiunto alle aziende più o meno grandi del settore.

I fornitori di servizi logistici hanno iniziato così per la prima volta a ricercare profili 4.0, nuove professionalità come Big Data Analyst, Digital Transformation Manager, Informatici per la logistica, Informatici dell’automazione, Innovation manager e AI Specialist.

Nuove tecnologie e competenze digitali con un ruolo di assoluta centralità dunque anche in una logistica rivolta finalmente al futuro.

Fondamentali nell’era della “Logistica 4.0” saranno anche le collaborazioni trasversali a rete tra le diverse filiere, con un ridursi delle attività di stoccaggio e movimentazione in favore della gestione completa di tutte le fasi dei processi di flussi di merci a tutti i livelli.

Venti di rivoluzione dunque, e mai come in questo caso verrebbe da pensare che non tutti i mali vengono per nuocere, perché domani si guarderà al 2020 anche come l’anno in cui la logistica ha iniziato come comparto ad investire seriamente su un futuro a medio-lungo termine basato sull’innovazione.